I brani inediti sono composti da Francesco Arpino
di Ilaria Faraoni
Diana & Lady D. Serena Autieri è entrata nel foyer del Sistina cantando Promise me (in versione italiana) per presentare alla stampa il musical di Vincenzo Incenzo sull’indimenticata e amatissima principessa Diana: lo spettacolo debutterà nel celebre teatro romano il 14 febbraio e vi rimarrà fino a domenica 19 (la nostra recensione QUI – aggiornamento del 16 febbraio 2017).
Ci saranno poi una tournée e una possibile presentazione dello spettacolo ai figli della principessa proprio il 31 agosto, data della morte di Diana, di cui ricorre quest’anno il ventennale. In atto c’è una corrispondenza che fa ben sperare.
Massimo Romeo Piparo, direttore artistico del Sistina, ha fatto gli onori di casa ringraziando Enrico Griselli che produce lo spettacolo per Engage, sottolineando l’importanza di produzioni nuove, private: «Dimostrano che la via del teatro privato in Italia è forse quella più solida e che continua a stare in piedi», ha dichiarato.
Griselli (che tra l’atro è anche il marito di Serena Autieri) dal canto suo ha tenuto a sottolineare la qualità dello spettacolo, che vanta come scenografo il premio Oscar Gianni Quaranta: «Si dice sempre che il teatro è in crisi. Qual è il motivo? Gli spettacoli non piacciono? Ci sono meno soldi? Certo c’è una crisi, è vero. Noi, come team, crediamo che uno dei motivi sia da ricercare nel fatto che molti spettacoli non sono belli e curati. Noi abbiamo puntato sull’incisività. Potrei fare molti esempi per raccontare i dettagli che Gianni ha curato, dalla foglia d’oro su un tavolo dove sale Serena, all’argenteria vera in scena. Ma credo che premieranno anche le centinaia di ore passate a pensare, montare e smontare lo spettacolo».
Il musical, che dura 90 minuti, è una dura prova attoriale dal momento che vede in scena la sola Autieri, che dialoga con se stessa interpretando le due anime di Diana. Ad accompagnarla, in alcuni momenti, soltanto 6 ballerine, guidate coreograficamente da Bill Goodson, che rappresentano le varie sfaccettature della principessa. Goodson, come ha ricordato, festeggia i suoi trent’anni di collaborazione con il Sistina, che iniziò con il GB Show di Gino Bramieri.
Dalla presentazione si è avuta subito l’impressione di un lavoro creato in team, a partire proprio dalle scene di Quaranta che, da come si è evinto, avranno un’importanza fondamentale. Incenzo ha raccontato di come da bambino sognasse vedendo il Gesù di Nazareth di Zeffirelli e dell’emozione nel trovarsi ora a lavorare proprio accanto a Quaranta, che di quel film aveva curato le scene. «È una sensazione che mette i brividi. Mi ha confortato la straordinaria umiltà di Gianni, che mi ha trattato alla pari» ha spiegato con altrettanta umiltà un autore del calibro di Incenzo.
«Gli ho detto che immaginavo un palcoscenico letto in verticale e lui un attimo dopo già lo disegnava, rendendo facili i sogni», ha continuato Incenzo. Entrando poi più nel dettaglio, ha spiegato: «Abbiamo pensato ad una scena che in qualche modo avvolgesse Serena con oggetti fuori scala. Ci sono situazioni surreali, proprio perché tutto lo spettacolo è visto dallo sguardo tormentato di Diana. Questa è la nostra grande scommessa».
Quaranta ha sottolineato lo stesso aspetto: «Abbiamo pensato di fare uno spettacolo un po’ sopra le righe, così come Diana ha vissuto; uno spettacolo lirico, surrealista. Ho seguito l’andamento drammaturgico attraverso un’impostazione non realistica della scenografia, creando atmosfere a seconda del dramma che si svolge sulla scena. Mi ha interessato molto scoprire nell’intimo del personaggio quale colore, quali luci dare al sentimento che Diana prova nei vari momenti. A J Weissbard (che firma il disegno luci, NdR), con cui ho già collaborato in tanti altri spettacoli, mi ha aiutato molto in questo; credo sia uno dei pochi in grado di interpretare l’illuminazione per questa scenografia, fatta di nulla, ma soprattutto fatta di alcuni elementi che vengono caratterizzati proprio attraverso l’illuminazione. È uno spettacolo di luci, che dà molte sensazioni sotto il profilo emotivo».
Per quanto riguarda la parte musicale, Diana & Lady D è uno spettacolo misto che contiene alcune cover e altri brani inediti. Il direttore musicale Maurizio Metalli, che vive a Londra, ha creato un team mirato con musicisti di Londra e Los Angeles, tra i quali citiamo Russ Miller, batterista che ha lavorato con Tina Turner e Christina Aguilera, il bassista Matt Bissonette che ha suonato con Elton John e il violoncellista di fama mondiale Robert Cohen. «La cosa che mi ha attratto principalmente era il dualismo, quel contrasto che sarebbe stato molto stimolante mettere in scena. Spero di essere riuscito a tradurlo in musica» ha dichiarato il Maestro Metalli.
Le canzoni scritte ad hoc sono state composte musicalmente da Francesco Arpino: «È un ragazzo che ha una conoscenza dei codici inglesi molto forte, essendo vissuto a Londra per un periodo. Ha lavorato come fonico nello studio dove registravano i Take That, per cui ha una forma mentis musicale molto utile per questo spettacolo, per costruire delle canzoni che fossero nello spirito brit», ha spiegato Incenzo.
Per le cover, l’autore e regista ha precisato che sono state scelte seguendo i gusti musicali di Diana: ascolteremo perciò brani come The sound of silence (in versione originale inglese), I feel you (fortemente voluta da Bill Goodson), Bohemian rhapsody (adattata in italiano), Promise me (anch’essa italiano), Wonderful life (in inglese), Somewhere (che in italiano è diventata Sempre) e Candle in the wind.
In Diana & Lady D ci saranno poi continue citazioni: «Con Bill abbiamo pensato di inserire piccole tracce emotive, che passano come dei refoli di vento a commentare un’azione, un gesto: si ascolteranno così accenni di You are not alone di Michael Jackson o di Across the Universe dei Beatles» ha anticipato ancora Incenzo.
Nell’adattamento in italiano, l’autore non si è discostato molto dal senso originale delle canzoni: «Quando traduco da altre lingue, sono sempre molto attento al suono e al senso originari; chiaramente in questo caso è stato fatto un piccolo passo in più per seguire gli snodi narrativi dello spettacolo, anche se a monte abbiamo scelto canzoni che avessero testi che si adattassero alla storia. Per esempio Bohemian rhapsody, che diventa per noi Perdonami, è una dichiarazione di amore e di odio verso la madre e credo sia la stessa dichiarazione che Freddie Mercury volle fare alla sua. Mercury dice: “Ho ucciso un uomo”. Diana dice: “Ho ucciso la donna dentro di me”; probabilmente anche Mercury parla della stessa cosa».
Ma com’è nata l’idea di Diana & Lady D? Incenzo ha confessato di essersi sentito molto coinvolto dalla scomparsa di Lady D: «Credo che ognuno di noi ricordi dov’era nel momento in cui è morta e questa è una cosa che succede raramente. Io ero a Bologna. Non ero uno studioso di Diana però la notizia mi arrivò come un colpo. Improvvisamente la sentii come una di famiglia, non so quali dinamiche si mettano in gioco: scattano delle sinergie impreviste. Diana appartiene a qualcosa che ognuno di noi riconosce dentro di sé, forse per quella sua fragilità e duplicità. Il sentimento che mi ha guidato per creare lo spettacolo è stato cercare di tornare a quel momento di commozione e da lì cominciare a scrivere».
Serena Autieri ha parlato del suo lavoro di introspezione: «C’è stato un percorso al contrario: all’inizio mi sono tuffata nelle due anime con grande entusiasmo; poi c’è stato un incontro con una psicologa che mi ha aiutato ad entrare ancora più nel profondo, cercando in qualche mio dolore, nei miei nodi irrisolti e nella mia fragilità – che non pensavo fosse così tanta – la via per mettermi ancora più in contatto con la parte fragile di Diana: grazie a lei oggi conosco ancora di più me stessa. Così, se all’inizio mi ero divertita a giocare con la parte pubblica, glamour e di facciata, che era più divertente e mi risultava più semplice, quando finalmente ho rotto quel muro e ho scavato nel profondo, ho cominciato a divertirmi di più nell’interpretare Diana con le sue fragilità, la sua forza, i suoi dolori, con la sua voglia di maternità soffocata. A 19 anni conobbe Carlo e se ne innamorò follemente; poi qualche giorno prima del matrimonio scoprì che tra loro c’era Camilla».
Incenzo ha spiegato a tal proposito: «Sappiamo per certo, grazie alle nostre ricerche, che la notte prima del matrimonio Carlo era con Camilla e Diana lo aveva supplicato, almeno per quella notte, di non andare da lei. La richiesta non venne rispettata. Nello spettacolo è centrale una lettera che Camilla lasciò sul letto di Diana il giorno prima del matrimonio, dove le dava una serie di indicazioni da rispettare. Per questo abbiamo voluto inserire una frase vera di Diana: “Mi sentivo come un agnello verso il mattatoio, mortalmente calma”. La sua passeggiata verso l’altare sarà centrale e sarà una rivelazione vedere Serena in e out, Diana e Lady D, con il velo che da una parte risplende sotto i riflettori, dall’altra viene usato per nascondere le lacrime. Quel velo è da una parte la scia della sua cometa, dall’altra è il cappio che le stanno stringendo intorno al collo».
«Vincenzo ha scritto un testo che un’attrice aspetta tutta una vita» ha continuato Serena. Poi ha confidato: «Quando ho letto il copione mi sono emozionata tantissimo, poi è cominciato un incontro/scontro con Vincenzo che è un poeta meraviglioso e con il quale ho un rapporto di amicizia che va oltre la stima nel lavoro. Però c’è stato un momento difficile, dovuto alla paura che avevo di interpretare queste due donne, senza rete. Sono cominciate le classiche liti che capitano tra un attore e un regista o scrittore. Sono stati mesi complicati. Poi Vincenzo mi scrisse un messaggio nel quale mi diceva che forse sarebbe stato meglio prenderci una pausa e capire se veramente volessimo affrontare questo viaggio verso il paradiso insieme. Qualche giorno fa ho cercato quel messaggio e mi sono emozionata, nel rileggerlo: mi sono detta: “Ecco, ora siamo al Sistina”».
Ora la paura si è trasformata: «Interpretare questo ruolo mi spaventa, ma è una paura sana, bella, ricca di entusiasmo».
Ma l’Autieri ha passato anche qualche notte insonne: «Ci sono state delle nottate molto intense; la notte è per me l’unico momento di vera solitudine e intimità. In quelle ore ho chiesto aiuto a Diana, cercavo un suo “Ok” per sapere se stessi andando nella direzione giusta. Non volevo violare la sua privacy. Non credo al paranormale, ma è stato un modo per mettermi in contatto con lei e vedere quel suo sorriso che mi dicesse: “Adesso puoi andare, metti i miei vestiti e sorridi, goditi quello che di bello state facendo”».
Diana & Lady D non vuole fornire una replica esatta di Lady Diana, ecco perché Serena Autieri non sarà truccata o pettinata come lei, perché l’idea è quella di proporre una sorta di inno alla donna. «Attraverso Diana diamo voce a tante donne che non riescono a esprimersi, a parlare, a difendersi», ha precisato l’artista.
Anche Vincenzo Incenzo ha spiegato: «Abbiamo pensato ad un contesto che fosse svincolato dal tempo. Partiamo da qualcosa di molto preciso, l’orologio che indica l’ora della morte di Diana, per poi affrancarcene completamente. L’ambiente che vedrete sulla scena è un dopo mondo, un posto che potrebbe essere di trent’anni, fa come del 2040. Diana ci serve per creare quel ponte tra lei e tutte le donne. Vogliamo essere universali e non essere “tali e quali”. Quella di Lady Diana è l’ultima favola possibile, oggi i mostri non sono gli orchi, il mostro è il sistema, quello stesso sistema che l’ha prima portata al cielo e poi l’ha stritolata. Potremmo dire che Diana & Lady D è la storia di ogni donna che subisce una sorta di prevaricazione fisica o psicologica, di ogni donna che deve fare i conti con una libertà che non è mai prevista in anticipo, che va sempre conquistata».
E ha aggiunto ancora Incenzo: «Serena può essere così forte da raccontare ad un certo punto quasi se stessa e tenere Diana al fianco».
Diana & Lady D non sarà comunque un musical cupo. «Non è uno spettacolo triste. Semmai si può parlare di tenerezza e affettività. Raccontiamo la morte di Diana nell’accezione di narcosi; morendo è rinata, è risorta e probabilmente è molto più operativa oggi di quando era confinata tra quelle 600 stanze. La sua anima è viva in tante parti del mondo e comunica ancora forte», ha commentato Incenzo.
Come ha spiegato poi la stessa Autieri il team creativo ha cercato attraverso luci, costumi (di Silvia Frattolillo), scenografie e coreografie di proporre anche qualcosa di leggero e felice. «Il pubblico non verrà a piangere dall’inizio alla fine consumando pacchetti di fazzoletti, anche se credo che, in un’era dove la gente si emoziona poco, uno spettacolo debba regalare emozioni, in qualunque modo e forma. Io per prima le provo e sono sicura di trasmetterle. C’è un momento, proprio all’inizio dello spettacolo, in cui sento un dolore profondo, viscerale. Quello è il momento in cui Diana ed io diventiamo una sola cosa e una sola voce».
Segue comunicato stampa:
Da martedì 14 a domenica 19 febbraio 2017
ENGAGE
presenta
Serena Autieri
In
DIANA & LADY D
Un inno all’amore, un canto all’essenza pura della vita
e alla bellezza di ogni donna
In prima nazionale assoluta, martedì 14 febbraio debutta a Roma, nella storica cornice del Teatro Sistina, Diana & Lady D con Serena Autieri, primo spettacolo teatrale al mondo sulla vita della principessa triste, scritto e diretto da Vincenzo Incenzo e prodotto da Engage.
Serena Autieri sul palco senza rete inscena una performance verbale e fisica dai contrasti sorprendenti, facendoci rivivere l’ultima notte della principessa del popolo in un flusso di coscienza intenso e poetico, dove lampeggiano l’infanzia difficile di Diana, la stagione felice dell’adolescenza, la vita controversa con Carlo, le maestose cerimonie reali, le raggianti apparizioni nella moda e nella mondanità, il volontariato spettacolare, i discutibili amanti, la solitudine e il dramma. Fino al sorprendente, spettacolare epilogo, che colpirà il cuore di ogni spettatore.
31 agosto, è la sera dell’incidente; Diana sta per lasciare l’appartamento all’Hotel Ritz di Parigi e raggiungere Dodi in macchina; un ultimo colpo di cipria allo specchio ed ecco l’immagine riflessa, l’altra parte di sé: Lady D.
E’ l’occasione per confessarsi definitivamente una all’altra lontano da tutto e tutti, e mettere sul piatto senza più nessuna riserva le loro vite inadeguate. È un susseguirsi di colpe, un turbinio di accuse, fino addirittura allo scontro fisico, ma è anche il tentativo estremo di essere ascoltate, comprese, abbracciate. Per arrivare al perdono, alla ricomposizione del sé, al ritorno all’Uno; dopo di cui tutto, anche la morte, può essere accolta con illuminata leggerezza.
Il palco si fa luogo dell’anima e nostalgico dopomondo grazie al disegno scenico del Premio Oscar Gianni Quaranta (Zeffirelli, Yvori, Ross, Corbiau); le luci di A J Weissbard (Bob Wilson, Cronenberg, Sten, Greenaway), inventano suggestioni intense sdoganando spazio e tempo; le cadute e le resurrezioni vengono tratteggiate dalle ballerine di Bill Goodson (Diana Ross, Gloria Estefan, Steavie Wonder, Moulin Rouge). La luce e il colore incontrano la poesia nei vestiti di Silvia Frattolillo, costumista storica del teatro italiano. Immanente è la musica, diretta da Maurizio Metalli, a raccontare un cuore e un epoca, con inediti e successi planetari registrati tra Londra e Los Angeles da musicisti di fama mondiale come Russ Miller, Robert Cohen, Matt Bissonette, abitualmente al fianco di Elton John, Andrea Bocelli, Nelly Furtado, Tina Turner.
PER NON DIMENTICARE
Sorprende che il mondo non celebri Diana nel ventennale della sua morte.
Elisabetta II la vorrebbe cancellare dai libri di storia. L’ex marito Carlo sopporta a malapena l’entusiasmo dei figli William e Harry nei confronti della madre defunta. Il suo Memorial Fund, che negli anni seguenti la sua scomparsa riuscì a raccogliere ben 138 milioni di sterline per le varie cause benefiche che stavano particolarmente a cuore alla principessa, è stato chiuso già da qualche anno. La famosa fontana commemorativa di Hyde Park, inaugurata in suo onore da una riluttante regina nel 2004, oggi giace in rovina. La sua unica statua, esposta in un angolo oscuro di Walsall, una cittadina nel cuore dell’Inghilterra, appare sempre più precaria. E persino la sua tomba, in un isolotto di Althorp, tenuta di famiglia degli Spencer, appare trascurata e sempre più nascosta da erba e muschio. Ora timidamente arriveranno a Londra una mostra in suo onore e una statua. Troppo poco.
Eppure l’idea di Diana è viva; nel cuore delle donne, nella memoria dei grandi artisti, nell’immaginario popolare del pianeta qualcosa di più forte delle celebrazioni di rito la rende eterna.
È nostra intenzione, il 31 agosto, giorno dell’anniversario della sua morte, presentare questo spettacolo ai figli. Abbiamo avviato un percorso di corrispondenza che sarà sicuramente lungo e macchinoso, e sul quale al momento non ci esponiamo. Ma siamo tutti convinti che la sincerità del nostro lavoro possa arrivare là dove spesso i protocolli si fermano.
NOTA DELL’AUTORE-REGISTA
Diana & Lady D, il dialogo per voce sola in ognuno di noi
Un luogo comune e abusato considera doppie le personalità eccellenti. Parte pubblica e parte privata da sempre generano suggestioni di contrasti forti, violenti, talvolta fatali. Due anime in lotta, una fragile, l’altra invincibile, che condividono un unico corpo.
Mai come nel caso di Diana però tutto questo è stato così trasparente. La principessa e la maestrina d’asilo, la bulimica e la filantropa, la mamma e l’amante si sono ostacolate e combattute fino all’ultimo giorno, bruciando una il terreno dell’altra e rivendicando la loro impossibilità di coesistere mentre incessanti scorrevano copertine patinate, sorrisi, onorificenze ed applausi.
Da qui l’idea di un monologo verbale e fisico che potesse, entrando con violenza e tenerezza negli aspetti emotivi e nelle dinamiche psicologiche della complessa personalità di Diana, scardinare l’esteriorità per portare alla luce i lati più nascosti o taciuti di un personaggio ancora tutto da scoprire, e, con quel personaggio, il percorso duplice e misterioso che ognuno di noi attraversa oscillando tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere. Strappare le radici di noi stessi per farle brillare senza paura al sole, nell’illusorio quanto coraggioso tentativo di fare un piccolo passo in avanti nella conoscenza dei nostri abissi e dell’origine ignota delle nostre lacrime e dei nostri sorrisi.
Ho pensato ad una lettura verticale del palco, concepito su due altezze differenti, perché il tracciato oculare dello spettatore potesse abituarsi ad una lettura “alto-basso” facilmente associabile a una bipolarità riflettente all’impatto l’essere e l’apparire.
Da qui ho immaginato una serie di suggestioni sceniche, con oggetti fuori scala, immagini sdoganate dall’arte classica e riformulate, perché tutto potesse apparire come filtrato dallo sguardo tormentato di Diana, nel tentativo di avvicinare il pubblico al suo paesaggio interiore, assediato da tutte le sue indotte o inseguite incoerenze. Gianni Quaranta ha dato forma ai miei sogni, e fondamentale sono state la presenza di Bill Goodson, le intuizioni di A J Weissbard, le proposte di Silvia Frattolillo, l’esperienza attoriale di Fioretta Mari.
Mancava la protagonista, un attrice cantante tanto forte e incosciente da prendersi sulle spalle le due anime e vomitarle sulla scena. Mancava un’anima sicura e fragile, com’era Diana.
Dalla prima lettura del testo Serena era la principessa triste, come catturata da un richiamo; con una passione e una volontà commoventi giorno dopo giorno ne ha edificato la sua verticalità. Senza rete, senza ricette. Occorrevano, le viscere, più che il cervello. E cuore infinito. Nessuno specchio, nessun ologramma, nessun trucco di scena. Semplicemente il continuo errare a vista di un’anima da un involucro all’altro, dal pianto alla ragione, dalla tenerezza alla follia, dalla ribellione alla resa.
I forti contrasti, il personaggio e il suo doppelgänger, la presenza solitaria sul palco, il ritmo serrato, portano Serena ad una prova d’attrice cantante assoluta, dove tutti i climi emozionali vengono sviscerati, con la volontà di consegnare al pubblico un tracciato di parola e di corpo che mi auguro lasci tutti con il fiato sospeso fino all’ultimo sorprendente quadro.
Diana & Lady D è la favola amara della principessa scomparsa, ma è anche il grido di ogni donna inascoltata, schiacciata nei suoi intendimenti, mortificata nella propria femminilità; un inno alla differenza, la celebrazione di un bene superiore, la promessa di fiducia e di pace alla donna che verrà. Perché ancora oggi, in una società devota alla religione dell’individualismo, la libertà femminile è una libertà spesso non prevista. Perché ancora oggi alle donne è rimproverato di non imparare a leggere in tempo i segnali della violenza per garantirsi una salvezza.
Ma è la donna, nella Storia del mondo a sovvertire sempre le regole, spesso attraverso il suo sacrificio estremo.
Dopo di cui niente può, o deve, essere più come prima.
Vincenzo Incenzo
SINOSSI
Il sipario si apre sulla notte dell’incidente; le parole di una bambina, come una memoria sbiadita, a ricordare intenti di una vita disattesa; poi notiziari da tutto il pianeta annunciano nel buio la morte della principessa. Quando si illumina la scena troviamo Diana nuda, senza vita, in terra, sotto un cumulo di giornali.
Dall’alto scendono angeli, che rimuovono i giornali, posizionano le lancette del grande orologio stagliato nel cielo due ore indietro e sollevano Diana.
Diana si volta. Ora è viva, e può riattraversare le ultime due ore della sua vita.
Si veste, va allo specchio per truccarsi. Dodi la sta aspettando nella hall dell’albergo, per fuggire via dall’ennesimo presidio dei fotografi. Ma allo specchio il rossetto le cade di mano. Qualcosa nella stanza la turba. È l’altra parte di sé, la parte pubblica, divenuta icona planetaria. È Lady D. Diana avverte il rancore, i rimpianti e i rimorsi per una vita inconciliabile con la sua vera natura.
Vengono alla luce i ricordi di un’infanzia ancora rimpianta, la scuola, le lezioni di pianoforte e di danza, le amiche di un tempo, ma anche i primi risentimenti, l’incubo in famiglia di un erede maschio, un padre assente che l’ha venduta alla famiglia reale. Il mondo di ragazza ora giace dietro una gabbia d’oro. Le ali dei gabbiani di un tempo sono ora la rete metallica del suo confine con la felicità.
Ma ecco in alto sul palco incombere Lady D, in un cuore di porpora e oro. Anche lei ha visto morire il suo universo. Il matrimonio più fastoso della storia, i grandi incontri, un compromesso accettato con Camilla. Lady D era pronta, ma Diana, la parte liberà di sé, non lo ha permesso. Così Lady D strappa indignata il suo velo nuziale, rivive con rabbia il primo parto, in una lotta furiosa con se stessa: reprimere quel figlio in grembo o andare fino in fondo nella grande commedia della vita?
La principessa si dissolve e ritroviamo Diana ubriaca, alle prese con i suoi fantasmi e le violenze psicologiche che è costretta a subire. La bulimia, la competizione con Camilla, la mortificazione dei farmaci, l’infelicità sentimentale e sessuale. La sua disperazione si fa denuncia in favore di tutte le donne oppresse, mentre su lei cala inesorabile la prigione dell’apparire.
Lady D non si arrende, vuole salvarsi, imporre il suo ruolo; in un vortice di televisori che trasmettono dall’intero pianeta grida con orgoglio la sua ascesa nel mondo della comunicazione, del glam e della moda.
La rabbia contro Diana non è servita, ed è sul piano del compiacimento che la principessa tenta ora di allearsi con la donna: perché non cavalcare l’onda degli eventi, perché non godersi la vita?
Ma ai primi flash dei fotografi la sua immagine si scompone, si polverizza; la sua armatura regale si sfalda e nuda in scena torna Diana, con la sua disperazione per una vita che le nega tregua, privacy e umanità. Ecco scorrere allora in un fiato la sua infelice parabola sentimentale, dal sogno del principe all’abisso di amanti inutili quanto vigliacchi.
Mentre Diana si concede all’ennesimo uomo in preda a un desiderio estremo di annullamento, Lady D passa ora al ricatto, puntando la lama nella carne viva di Diana: i suoi due figli. Le grida in faccia i doveri di madre disattesi, la vergogna a cui li ha esposti; Diana reagisce con violenza, si dispera. I suoi incubi la assediano. La donna e la principessa sono sempre più distanti.
Ma è un dolore estremo a muovere in entrambe il primo passo una verso l’altra. La morte del padre, e quel funerale al quale non si può partecipare se non accompagnati dai reali. Anche Lady D ha capito di non essere padrona di nulla, nemmeno del proprio dolore.
L’ultimo tentativo di fuga lo propone Diana, nello scenario dell’Angola, dove ha raggiunto donne e bambini per la campagna contro le mine antiuomo. I suoi sforzi verso chi soffre, che sovvertono il protocollo a Buckingham Palace, si rivelano però solo gli accessori nobili di una principessa triste che attraverso il dolore degli altri vuole salvare se stessa.
Ora, nel buio, il rumore di una frenata rompe l’intenso dialogo tra le due. Lady D e Diana si parlano. Cosa è successo? Lady D ha capito, il tempo è finito. Diana no, crede o vuole credere che tutto sia ancora possibile.
Su una grande altalena sospesa nel vuoto Diana e Lady D ora riunite in una sola immagine si parlano con le lacrime agli occhi, mentre controluce la sagoma di una bambina sull’altalena attraversa la scena in senso contrario. Poi l’altalena sparisce in quinta e torna vuota.
In un cielo di nuvole che si allontanano dal mondo ecco Diana e Lady D finalmente unite ascendere al cielo, dove si illumina il viso di Diana bambina. E’ il ritorno all’innocenza, o forse il Paradiso. Ma è soprattutto la scia di luce che la principessa triste lascerà nel cuore della gente per tutti i tempi a venire. Perché quella di Diana non è morte, è narcosi. Anticamera della resurrezione.
La protagonista: Serena Autieri
Inizia da bambina a studiare danza classica, recitazione e canto, una passione che la porta a incidere già nel 1997 il suo primo CD, “Anima soul”.
Diplomatasi all’Istituto d’Arte di Napoli, frequenta la Facoltà di Architettura dell’Università Federico II, intraprendendo contemporaneamente la sua carriera di attrice.
Nel 1998 entra nel cast della soap di Rai 3 “Un posto al sole”. Tra il 2001 e il 2002 è tra i protagonisti della prima e seconda serie di “Vento di ponente” (Rai 2). Ancora su Rai Due appare in “Tutti i sogni del mondo” (2003), in cui è anche l’interprete della sigla.
Nella stagione 2002-2003 è protagonista nel musical “Bulli & Pupe” e affianca Pippo Baudo al Festival di Sanremo 2003.
L’amore per il teatro coltivato sin da piccola le fa operare da subito delle scelte mirate, volte alla qualità. Armando Trovajoli la sceglie insieme a Massimo Ghini, della prima edizione della commedia musicale “Vacanze Romane” diretta da Pietro Garinei. Nel 2004 per la grande cerimonia del Columbus Day a New York, rappresenta l’Italia con un concerto dal vivo al Manhattan Center.
Nello stesso anno gira il suo primo film, “Sara May”, diretta da Marianna Sciveres. Successivamente è protagonista di alcune miniserie tv: “La maledizione dei Templari”, “Callas e Onassis”, di Giorgio Capitani, (2005), e “L’onore e il rispetto” (2006), di Salvatore Samperi. Dopo esser stata protagonista nel film “Notte prima degli esami Oggi” (2007), di Fausto Brizzi, gira “Liolà”, con la regia di Gabriele Lavia. Nel 2008 ritorna sul piccolo schermo come guest star della soap opera “Agrodolce” ed è protagonista del film tv di Canale 5 “Dr.Clown”, di Maurizio Nichetti.
Nel 2009 è tra i protagonisti dei film “L’ultimo crodino”, con Ricky Tognazzi e Enzo Iacchetti. Nello stesso anno Giorgio Albertazzi la vuole al suo fianco al Teatro Sistina nello spettacolo “Shakespeare in Jazz”.
Nel gennaio del 2010 torna su Canale 5 con la miniserie in due puntate “Nel bianco” di Peter Keglevic e nel film di Neri Parenti “Natale in Sudafrica”. Nel 2011 recita nel film “Femmine contro maschi” di Fausto Brizzi e nella fiction tv “Dov’è mia figlia?” di Monica Vullo. Nel 2012 partecipa al talent di Rai1 “Tale e Quale Show” che la vedrà protagonista nelle stagioni successive, oltre che vincitrice.
Nello stesso anno presenta con Bruno Vespa l’edizione annuale del “Premio Campiello”.
Conduce poi “Una voce per Padre Pio” con Massimo Giletti e “Cantare è d’amore” con Amedeo Minghi.
Nel 2013 è tra i protagonisti dei film “Il principe abusivo” di Alessandro Siani, “Un fantastico via vai” di Leonardo Pieraccioni e “Sapore di te” di Carlo Vanzina.
Sempre più il teatro diventa la sua ragione di vita. Nello stesso anno è one woman show nella commedia musicale “La Sciantosa”, scritta da Vincenzo Incenzo e diretta da Gino Landi, presentata al Festival di Spoleto. Doppia poi “Elsa, la regina delle nevi”, nel nuovo musical animato della Disney “Frozen-Il regno di ghiaccio”, di cui interpreta anche la versione italiana delle canzoni. Nel 2014, la Disney riconferma la sua voce sull’attrice Georgina Haig, nel ruolo di Elsa nella quarta stagione di “C’era una volta”.
Dal 2015 ha ripreso con straordinario successo “Vacanze romane”.
Nello stesso anno è tra i protagonisti del film “Si accettano miracoli”, di Alessandro Siani.
Nel 2017 è accanto a Neri Marcorè nella fiction Raiuno “Mia moglie, mia figlia, due bebè”.
IL TEAM CREATIVO
L’autore e regista: Vincenzo Incenzo
È nato a Roma da famiglia di musicisti. Dopo la laurea al Dams ha iniziato il suo percorso di autore. Ha scritto per Renato Zero, Lucio Dalla, Antonello Venditti, Sergio Endrigo, Premiata Forneria Marconi, Michele Zarrillo, Franco Califano, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Albano,Tosca e tanti altri. Ha collaborato con Armando Trovajoli alle canzoni alla trasposizione teatrale di “Tosca” di Magni-Trovajoli.
Molte le sue presenze come autore al Festival di Sanremo: tra le canzoni “Cinque Giorni”, eseguita nel mondo in più versioni, “Strade di Roma”, “Che sarà di me”, “L’elefante e la farfalla”, “L’acrobata”, “Gli Angeli”, “Il passo silenzioso della neve”, “Un altro amore no”, “L’alfabeto degli amanti”, “Nel perdono”.
Per il teatro ha scritto “Romeo & Giulietta, Ama e cambia il mondo” versione italiana del musical di fama mondiale “Romèo e Juliette” di Gèrard Presgurvic; il libretto e le liriche di “Dracula Opera Rock” su musiche della PFM, diretto da Alfredo Arias; “La Sciantosa”, diretto da Gino Landi; la versione italiana delle canzoni di “Menopause the Musical” di Jean Linders, di “Squali” di A.L. Recchi, e di “Tango delle ore piccole” di Puig. Ha collaborato a “Lennon & John” di Lucariello/Speranza, ha scritto le musiche di “Cassandra e il re”, di G. Arghirò e la regia e le musiche di “Ingresso indipendente” di Maurizio De Giovanni.
Ha pubblicato i libri “La partitura infernale, eventi sonori nelle bolge dantesche” (Ed. Fonopoli- 2002), “Il Sorriso d’avorio d’una ragazza d’ebano” (Ed. LietoColle-2004), “Cinema mundi” (LietoColle -2011), “La canzone in cui viviamo” (No Reply- 2011), “Valentina Giovagnini tra vita e sogno” (Zona-2012), “#Romeo&Giulietta nel Duemilaniente” (No Reply – 2014), e “ZERO” (Tattica-2014). È presente in varie antologie poetiche e collabora con molte riviste a carattere artistico.
Per la televisione ha scritto le canzoni della fiction “Non smettere di sognare” (Mediaset- 2012); “Capodanno di Canale 5 ″ (Mediaset- 2013); “Una storia mai raccontata così, Romeo & Giulietta ama e cambia il mondo” (RAI-2013).
Per la sua attività di autore e scrittore ha ricevuto due volte il Premio Lunezia, il Premio SIAE Autori, il Premio Giffoni Film Festival, il Premio Nazionale Liolà, la Medaglia d’argento della Camera dei Deputati, il Premio Internazionale di Poesia Alfonso Gatto, il Diploma honoris Causa in lettere dall’ I.S.L.A.S., il Premio Antonio de Curtis, il Premio Federico II al Festival di Calvi, il Premio Internazionale di poesia Città di Sassari e il Premio Poggio Bustone dedicato a Lucio Battisti.
È direttore artistico di Fonòpoli, per cui ha realizzato i format “Ulisse”, “Io e l’altro”, l’evento live itinerante “Fonopoli in scena” e ha fondato la rivista di arte e cultura “Icaro”. Dirige la rivista “Infonopoli”.
È direttore artistico e autore della mostra “ZERO” (2014), dedicata a Renato Zero.
Oltre alla professione di scrittore si dedica alla didattica, con stages continui sulla scrittura creativa, e alla pittura.
Lo scenografo: Gianni Quaranta
Premio Oscar e Commendatore della Repubblica Italiana, laureato all’Accademia di Belle Arti di Brera, è stato direttore degli allestimenti scenici del Teatro La Fenice di Venezia nella stagione 1972-73 e del Teatro dell’Opera di Roma nella stagione 1984-85. Ha curato le scenografie teatrali di spettacoli di Mauro Bolognini, Filippo Crivelli, Giorgio Ferrara, Giancarlo Menotti, Luca Ronconi, Franco Zeffirelli.
Ha disegnato e creato la scenografia di grandi opere liriche di repertorio quali “La Traviata”, “Tosca”, “Rigoletto”, “Falstaff”, “Aida”, “Mosè e il Faraone”, “Guglielmo Tell”, “Don Carlos”, “Carmen”, “Adriana Lecouvreur”, “Il Turco in Italia”, “Il Tabarro”, “Suor Angelica”, “Gianni Schicchi” e molte altre per i più prestigiosi teatri italiani e del mondo, tra cui: La Scala di Milano, La Fenice di Venezia, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro Regio di Torino, il Teatro San Carlo di Napoli, il Teatro Politeama di Palermo, il Théâtre National de l’Opéra di Parigi, il Grand Théâtre de Genève, lo Staatsoper di Vienna, il Theatro Municipal do Rio de Janeiro, il The Dallas Opera House, il Philadelphia Opera Company, il Lyric Opera of Chicago, la Royal Opera House di Muscat, il Metropolitan Opera House di New York.
Nel cinema ha debuttato nel 1971 accanto a Renzo Mongiardino, come direttore della realizzazione scenica, per la scenografia di “Fratello Sole Sorella Luna” di Franco Zeffirelli, dimostrando da subito la sua capacità di fondere reminiscenze di stampo teatrale con uno spiccato gusto realistico, tanto da ottenere la prima delle tre nomination all’Oscar. Ha ottenuto i Nastro d’argento alla miglior scenografia nel 1978 per il film “Gesù di Nazareth” e nel 1983 per il film “La Traviata”. Nel 1986 riceve il premio Oscar alla migliore scenografia per il film “Camera con vista” e nel 1995 il Premio Cèsar per la migliore scenografia per il film “Farinelli, voce regina”. Ai due film viene anche riconosciuto il “Premio Bafta” Stimato in Europa ed in America, oltre che con James Ivory, ha lavorato nel cinema con registi quali François Giraud, Paul Mazursky, Herbert Ross, Jean Pierre Ponnelle, Gerard Corbiau, H. Gordon Boos, Anthony Hickox, James Cellan Jones, Paul Schrader.
Nel 1995 ha avviato la sua carriera di regista di opere teatrali, con “Tosca” di Giacomo Puccini, interpretata da Josè Cura e Barbara De Maio a Torre del Lago Puccini. Tra gli infiniti incarichi artistici, nel 2011, la Royal Opera House di Muscat (Sultanato dell’Oman) gli conferisce il prestigioso incarico di regista, scenografo e costumista per l’opera “Carmen” di Georges Bizet, per la prima stagione inaugurale del teatro, con un cast cosmopolita tra cui il tenore Marcello Giordani ed il soprano Julia Gertseva. Ha curato la regia, la scenografia e luci del musical “Datemi tre caravelle”, allestito nell’antico teatro greco–romano di Taormina (Sicilia). Ha diretto lavori cinematografici, tra cui “Maruzzella”, vincitore del primo premio al Festival di Sabaudia, e il “Dono dei Magi”, tratto dall’omonimo racconto di O. Henry.Nel campo della pubblicità ha lavorato per le ditte Mulino Bianco, Fiat, Banca di Credito Cooperativo di Roma, TIM e IP Petroli. Nel campo degli eventi spiccano “Maestri del Lino” sfilata di moda di dieci stilisti europei, la mostra fotografica “Il letto racconta” e la mostra “Falso non ha senso” (esposizione sul tema della contraffazione sostenuta da ditte di prodotti di lusso). Il 21 novembre 2009 – in occasione del Decennale della Lettera agli Artisti di Giovanni Paolo II, ed a 45 anni dallo storico incontro di Paolo VI con gli Artisti –Benedetto XVI lo invita all’incontro con i più illustri artisti provenienti da tutti i continenti.
Il lighting designer: A J Weissbard
Lighting designer e artista americano, lavora in tutto il mondo per teatri, video, esibizioni, istallazioni architettoniche permanenti. Ha collaborato con Robert Wilson, Peter Stein, Luca Ronconi, Daniele Abbado, Marina Abramovic, Bernard Sobel, Peter Greenaway, William Kentridge, David Cronenberg, Andriy Zholdak, Shirin Neshat, Gae Aulenti, Richard Gluckman, Matteo Thun, Giorgio Armani, Hugo Boss, e la “Martha Graham Dance Company”. Ha lavorato nei più famosi teatri dell’opera, in più di 40 paesi: Lincoln Center New York, Los Angeles Opera, Brooklyn Academy of Music, Teatro alla Scala Milan, Paris Opera Garnier, Brussels Opera La Monnaie, Teatro Real Madrid, Epidaurous ancient theater, Deutsche Oper Berlin, Esplanade Singapore, Bunka Kaikan Tokyo, Teatro Municipal São Paolo, Royal Opera House Muscat; Guggenheim New York/Bilbao, Royal Academy of London, Petit Palais Paris, Vitra Design Museum, Milan Triennale, Quirinale of Rome, Kunstindustrimuseum Copenhagen, Shanghai Art Museum; Aichi World Expo 2005, Milan Salone del Mobile, Venice Biennale, and the Louvre.
Nel 2014 ha vinto il “Golden Mask” per musical ed il primo premio IFSArt. Insegna nelle più importanti università del mondo.
Il coregrafo: Bill Goodson
Coreografo e danzatore di successo planetario, ha ballato e coreografato i video dei Jackson Five, Michael Jackson, Diana Ross, Steavie Wonder, Gloria Estefan; ha lavorato per i Grammy Awards e per i films “Electric Boogaloo”, “Jewel of the Nile” e “Back to School”. Svolge un’intensa attività di insegnamento in tutto il mondo: da Los Angeles (Edge Performing Arts-Dupree, Dance Academy), a Parigi (Studio Harmonic), a Stoccolma (Ballet Academien) a Tokio (Broadway Dance Center). Le innumerevoli esperienze artistiche gli hanno permesso di creare uno stile personale che innesta nelle radici della sua cultura nera le più diverse espressioni della danza. Da anni è il coreografo del Moulin Rouge di Parigi. In Italia ha realizzato le coreografie del “GB SHOW” di Gino Bramieri, al Teatro Sistina di Roma, degli show televisivi: “Torno sabato” con Giorgio Panariello, “La bella e la bestia” con Lucio Dalla e Sabrina Ferilli, con la quale ha collaborato anche nella fiction Mediasetin “Anna e i cinque”. Ha lavorato accanto a Gheorghe Iancu alla realizzazione de “Il Ballo delle Debuttanti” che lo ha visto impegnato in prima persona; Poi “Numero Uno” con Pippo Baudo e Paola Barale, “Sognando Las Vegas” con Luisa Corna, “Torno sabato …e tre” con Giorgio Panariello, “Ma il cielo è sempre più blu” con Giorgio Panariello. E’ il coreografo per i tour di Renato Zero più importanti, tra i quali “Cattura il Sogno” e “Amo Tour” ed è danzatore e coreografo del “Chiambretti Night”, showcult di Italia 1.
La costumista: Silvia Frattolillo
Esordisce nel 1977 con il grande cinema, assistente di Piero Tosi e di Alberto Verso. Nel 1981 si trasferisce a New York dove ha vissuto per 7 anni collaborando come costumista con Rai Corporation, HBO ed altri importanti cable Tv. Il suo primo film firmato da costumista è di Alberto Sordi, nel 1987, Un tassinaro a New York. Successivamente si dedica al teatro e al varietà. E’ stata per dieci anni la costumista preferita di Pietro Garinei collaborando con lui al Sistina in Vacanze Romane, Un paio d’ali, Meno male che c’è Maria e molti altri. Per il varietà televisivo e non, il suo regista e coreografo di elezione diventa Gino Landi, arrivano poi altre grandi collaborazioni con Bill Goodson e Daniel Ezralow. Collabora come costumista negli spettacoli televisivi di Pippo Baudo, Carlo Conti, Paolo Bonolis, Fabrizio Frizzi, Lucio Dalla ed Enrico Montesano, inclusi gli show di Adriano Celentano con cui lavora a partire dal 2001 e il sodalizio continua ancora oggi. Ha collaborato anche per la pubblicità di grandi marchi internazionali come Coca – cola e Gillette e per i video musicali di vari artisti.
La sua carriera si diversifica tra prosa teatrale, varietà, fiction, cinema e teatro.
Il direttore musicale: Maurizio Metalli
Musicista, compositore, arrangiatore, produttore con molti anni di esperienza nei migliori studi di Los Angeles, dove nel 2008 ha fondato L.A. Music Sessions, una compagnia specializzata nelle registrazioni long-distance con turnisti Multi-Platinum e nominati ai Grammy Awards, tra cui il batterista Russ Miller (Christina Aguilera, Tina Turner, Natalie Cole), il percussionista Luis Conte (James Taylor, Barbra Streisand, Phil Collins), il batterista Gregg Bissonette (David Lee Roth, Joe Satriani, Steve Vai), il bassista Matt Bissonette (Elton John, Joe Satriani, Ringo Starr).
Ha lavorato in Italia dal 1997 al 2001 come tastierista della rock band Formula 3, in tour nazionali e con moltissime apparizioni televisive in RAI, Mediaset (Domenica In, Sanremo Estate, Battisti Fan Club, La Vita in diretta, Ci Vediamo in TV, Furore, Ieri e Oggi, Sanremo Rock, Sarabanda, Taratatà).
Come compositore ha realizzato musiche di documentari per la RAI e spot pubblicitari (Presidenza Consiglio dei Ministri, 2004), e anche come sound designer per spot Honda e Opel (2002-2003).
Ha scritto e arrangiato per la cantante Filippa Giordano negli album Prima Donna (Sony – 2005, disco d’oro in Giappone e Messico) e Capriccio (2008).
Tra le varie attività, svolge anche quella di insegnante di music production (London School of Sound di Londra 2016) dove risiede attualmente.
La produzione: Engage
La giovane produzione di Enrico Griselli vanta già numerosi successi nel panorama teatrale italiano, con opere quali “La Sciantosa” di Vincenzo Incenzo, “Vacanze Romane” di Garinei, Fiastri Trovajoli, “Ingresso indipendente” di De Giovanni. La sua mission è operare alla ricerca del nuovo in teatro senza rinunciare alla tradizione e a titoli che hanno fatto la storia della nostra cultura e del nostro costume.
ELABORAZIONI GRAFICHE: UNITÀ C1
CANZONI ORIGINALI
Vincenzo Incenzo / Francesco Arpino
VERSIONE ITALIANA DELLE COVER
Vincenzo Incenzo
ACTING COACH
Fioretta Mari
Via Sistina 129, 00187 Roma
www.facebook.com/teatrosistinaroma
Info e Prenotazioni: 06 4200711 – 392 8567896
Botteghino
Da martedì a sabato 10.00-19.00 orario continuato
Domenica 11.00 – 19.00
Lunedì chiuso
Prezzi Biglietti
Poltronissima €44,00
Poltrona e I Galleria €39,50
Seconda Galleria €34,00
Terza Galleria €27,50
Orario Spettacoli
dal martedì al sabato ore 21.00
domenica ore 17.00
mercoledì 15 febbraio solo ore 17.00
sabato 18 febbraio ore 17.00 e ore 21.00