God Save Amorica
Amorica è uno spettacolo coraggioso. Mette in scena, lievemente romanzandola (e con poche, ininfluenti licenze poetiche), la vita di Lorena Hickok e la sua relazione sentimentale con Eleanor Roosevelt, una delle più note (ed amate) first lady americane.
Scritto e diretto da Laura Tanzi utilizza molti espedienti teatrali per raccontare non soltanto i fatti, ma anche i sentimenti e le dinamiche di questa relazione, e lo fa dichiarando in qualche modo già dalla prima scena quello che sarà lo spirito e la chiave di lettura della farsa: gli attori entrano in scena svestiti, ognuno con il proprio costume in mano, e si preparano ad interpretare le proprie parti indossando a favore di pubblico non soltanto gli abiti, ma anche un cerone bianco in rappresentanza delle maschere della commedia e della tragedia classiche.
Lo spettacolo si snoda poi agilmente in una sorta di doppio/triplo scenario: Lorena da anziana che commenta con la figlia primogenita di Eleanor e di Franklin Delano Roosevelt l’esito che dovranno fare le esplicite lettere che nel tempo ha scambiate con la First Lady e che documentano il loro amore; il lungo flash back centrale con cui assistiamo alla nascita e allo sviluppo della relazione; un parallelo piano spazio-temporale in cui due enigmatici personaggi “esterni” (Yin e Yang, spagnola lei, siciliano lui), assistono impotenti al dipanarsi della vicenda che porterà la povera Lorena a invecchiare sola. Unica vittima di un gioco di menti e poteri in cui vince chi non ragiona col cuore. Il canovaccio tristemente reale (e sempre attuale) che vede soccombere i puri di spirito che entrano a contatto con chi detiene le leve del potere nel mondo.
I punti di forza dello spettacolo sono molti. L’idea, innanzi tutto, di proporre una chiave di lettura storiografica e onirica al tempo stesso per una vicenda da noi tanto apparentemente lontana eppure così vicina se non nei fatti quantomeno nella sostanza. La capacità di fondere tanti e diversi ingredienti (surreale, teatrale, storico) in un unicum con senso e indirizzo definiti. L’intensità di alcune scene e la delicatezza con cui vengono affrontati gli argomenti. L’empatia dimostrata nel capire l’anima di un personaggio senza mai renderlo caricatura, pur se la chiave grottesca pervade quasi ogni scelta registica così da rendere accettabili le licenze necessarie alla trattazione di una storia corale lunga oltre 30 anni riducendola ad un percorso lineare.
Al di là del merito e del risultato, più che soddisfacente, dell’allestimento ci sono comunque alcuni elementi che probabilmente potranno essere oggetto di revisione nell’auspicabile ripresa dello spettacolo in futuro. Innanzi tutto la lunghezza, eccessiva, dello spettacolo, che è potenzialmente un promettente OFF se fosse ridotto ad un atto unico, eliminando alcune scene (molte delle quali brevissime e di sapore più cinematografico che teatrale), che porterebbe con sé l’ulteriore vantaggio di eliminare molti dei “cambio scena” in vista affidata agli attori che -seppur siano inizialmente un elemento stilistico interessante e caratteristico,- finiscono per minare l’intensità del racconto distraendo l’attenzione.
Secondariamente il conflitto di interessi tra Tanzi-autore e Tanzi regista, per cui la visione invece di diventare composita tra l’artista che crea e l’artista che allestisce, di fatto priva il risultato di un confronto e di una antitesi che probabilmente avrebbe eliminato alcune scelte di regia che appesantiscono lo spettacolo (la ricerca di alcune “voci” dei personaggi inutilmente ricercate e finte, la lontananza tra la reale fisicità di Eleanor e quella “reinventata” ad hoc, le canzoni eseguite in scena senza una nessuna direzione musicale con un risultato quasi amatoriale…) per dare spazio invece a quelle più riuscite (gli elementi “minimal” della scenografia che mutano aspetto e funzione a seconda della necessità, la risata sincopata degli attori, il cocktail party con il “rabarbaro rabarbaro” recitato da attori con una benda sugli occhi, e soprattutto gli esilaranti scambi spagnolo-siciliano dei due viaggiatori spazio-temporali).
Godibilissime le performance di buona parte del cast con Marcella De Marzo nei panni di Lorena e Demetrio Triglia in quelli di Roosevelt. Con loro Aurella De Rosa, Valentina Guarino, Maria Helga Nutolo, Mauro Vaccari. Menzione speciale per Ana Gàrate Rubio e Claudio Coco (i due ottimi “Yin e Yang”) che bilanciano un paio di ruoli purtroppo abbastanza fuori parte.
Amorica, di Laura Tanzi
andato in scena in “prima” nazionale al Teatro Caboto di Milano dal 19 al 22 novembre 2015.