Scacco (d)alla Regina
di Lucio Leone
Non so bene come si possa contattare il Ministero dello Spettacolo, o quello dell’Istruzione o della Cultura o quello che vi pare, ma sia come sia qualcuno dovrebbe rendere obbligatoria la visione di Regina Madre in questo allestimento come corso propedeutico all’iscrizione a qualsivoglia Scuola di Recitazione.
Prima di parlare della commedia permettetemi infatti di fare un doveroso cappello introduttivo dedicato alla tecnica di Milena Vukotic e di Antonello Avallone. Non microfonati portano la voce in maniera così perfetta che tutto il teatro riesce a cogliere ogni minuscola sfumatura di intenzione. Anche nei momenti più sussurrati sono sempre chiari, sempre in dizione… basterebbe questo ad emozionarsi, se non fosse che oltre che nella voce la tecnica si vede anche nei movimenti, nei gesti, nell’intensità e nella verità che gli interpreti regalano ai propri personaggi. Emozionanti. Mi ripeto.
E poi c’è il testo di Manlio Santarelli, ottimo commediografo napoletano. Brillante e profondo. Un po’ di Parenti Serpenti, un po’ di manuale di psicologia, racconta il rapporto tra una madre ingombrante affetta da un male (presumibilmente) incurabile e un figlio ormai cinquantenne non risolto in crisi esistenziale; le loro dinamiche li portano a scontri e incontri che si spostano continuamente tra l’oggi e lo ieri, rivoltando come calzini ricordi e segreti così comuni e “normali” in ogni famiglia (evidentemente non solo italiana visto che la commedia è stata tradotta e rappresentata in 19 paesi).
La scenografia, minimale e rassicurante, fatta di “buone cose di pessimo gusto” (cit.) è la perfetta cornice domestica al limite del neorealismo teatrale e funge da contorno, con quelle sfumature di beige e marrone, di cristalli di Boemia e piatti del servizio “buono” a quel giro di affabulazioni e ricatti, moine e ironia in cui il duplice tentativo di manipolazione diventa una partita a scacchi dove, inevitabilmente, è la Regina a dare scacco matto.
Una Vukotic semplicemente eccezionale. Attrice sensibile e delicata -ma si intravede l’acciaio sotto il velluto- che si è sempre mossa nel corso della sua carriera con moltissima grazia tra cinema, teatro e piccolo schermo dimostrando ogni volta talento e intelligenza scenica, dà vita al personaggio di una madre indistruttibile dosando perfettamente meschinità e tenerezza, vulnerabilità e spietatezza aiutata in questo dalla regia incalzante di Antonello Avallone, anche in scena nei panni del figlio, che ha saputo capire dove e quando usare il registro del grottesco facendolo diventare vero esattamente come succede nella realtà.
Il risultato è che si ride (e tanto) ma che si pensa anche (e tanto) alle dinamiche rappresentate sulla scena che conosciamo bene perché in qualche forma, in qualche minimo (o massimo) modo capitano anche nella vita.
Ed è alla vita reale che faccio riferimento per concludere questa recensione: al termine di un ipnotico monologo della madre che ha tenuto inchiodata sulla poltrona tutta la platea la persona di fianco a me si è come risvegliata, ha cambiato leggermente posizione e ha commentato, riferendosi alla grande lezione di recitazione a cui avevamo appena assistito (e alle proposte teatrali che troppo spesso inquinano i palcoscenici italiani) : “sì… ciao proprio!”.
Appunto. Ciao proprio.
Regina Madre
di Manlio Santarelli
con Milena Vukotic e Antonello Avallone
Regia di Antonello Avallone
Teatro San Babila – Milano
dal 6 al 15 febbraio 2015
Review Overview
REGIA
INTERPRETAZIONE
SCENOGRAFIA
LUCI
COSTUMI
TESTO
PAGELLA CENTRAL PALC
Summary : Qualcuno dovrebbe rendere obbligatoria la visione di Regina Madre in questo allestimento come corso propedeutico a qualsivoglia Scuola di Recitazione.