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REVIEW – A DOMANI

Lost movement: nuovo debutto a Milano

di Barbara Palumbo

La nuova produzione, della compagnia di danza contemporanea tutta italiana, ha preso avvio grazie al sostegno del Festival Oriente e Occidente di Rovereto, dove Niccolò Abbastista (coreografo) e Christian Consalvo (regista) hanno dato vita a “A domani”. Il lavoro definitivo è stato presentato a Milano il 20 dicembre al Teatro Elfo Puccini con un buon riscontro di pubblico.

Il tema dello spettacolo muove dal desiderio di sensibilizzare le persone verso una malattia neurodegenerativa non molto conosciuta e progressivamente invalidante: il morbo di Creutzfeldt-Jakob. La malattia insorge intorno ai sessant’anni ed è fatale per il soggetto in un arco di tempo brevissimo (l’aspettativa di vita varia dai sei messi ai due anni).

A domani è lo specchio di questo vissuto. L’ammalato non trova più rifugio nelle propria casa, la quotidianità domestica nasconde insidie e pericoli anche nei gesti più banali; ma lasciare la casa e gli affetti è un passo grande, doloroso per tutti e pensare di dire addio ai propri cari è faticoso e straziante pure nella consapevolezza che il più delle volte la macabra compagnia della malattia non è più vita. Si è così, di fronte alla razionalità che si augura che il calvario termini e al cuore che, al contrario, vorrebbe rimandare l’estremo saluto. Il rapporto speciale tra madre e figlio rende ancora più difficile accettare il decorso della malattia, dove l’amato non è più riconoscibile nei gesti e nella relazione e ciò rende tutto ancora più dilaniante e difficile, ma l’amore continua a tenere due anime indissolubilmente legate.

I danzatori mettono in scena questi vissuti, con interessanti passaggi coreografici e con una buona tecnica contemporanea. La scenografia è essenziale, ma esplicativa di quel mondo domestico fatto di cose semplici. Una porta da cui si diramano dei fili con biancheria stesa e dà subito l’idea di cose semplici e sincere.

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